La conduttrice di un programma televisivo con un target nazional-popolare, Laura Melli, per aumentare gli ascolti sfrutta il caso di un serial killer, che uccide solo donne con una squadra di metallo. La situazione le sfugge però rapidamente di mano, e dopo svariati omicidi il magistrato titolare delle indagini crede di avere scovato il colpevole in un ragazzo con problemi di droga. Ma il serial killer ricomincia a uccidere. Banale sottoprodotto che vorrebbe argomentare sul potere malefico dei media, sfruttando lo stra-abusato binomio sesso e morte, la cui unica particolarità risiede nel fatto che, come collaboratore alla sceneggiatura, figura Salvatore Ferraro, condannato per l'omicidio di Marta Russo. A prescindere da considerazioni di tipo etico, il suo contributo non ha portato a nulla di rilevante, visto che la scrittura è per lo più senza senso.
Per il resto, la recitazione delle attrici è ridicola (e spiace per l'altrimenti ottima Elisabetta Cavallotti), e la regia scolastica.
Da dimenticare.
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