Un reality show, nella realtà di una donna di successo della televisione, si trasforma quasi in tragedia. Il vero dramma è che la protagonista perde il suo posto di lavoro, e, per recuperare da una profondo esaurimento nervoso, viene portata dal marito nel Connecticut, a Stepdford, dove tutto sembra perfetto. Ispirato alla Fabbrica delle mogli, un thriller del 1975, il film di Frank Oz si traspone nel mondo consumistico attuale in cui i media la fanno da padroni, con un tono da commedia americana, perfida e caustica. Dopo un incipit coinvolgente e vicino a quello che potremmo vedere sul piccolo schermo o al telegiornale, La donna perfetta dimostra un’indecisione del plot nel volgere al thriller per tornare, repentino, sui passi grotteschi della sequenza iniziale. È questa doppia anima che non convince, e riduce le performance dell’altisonante cast, a numerose situazioni isolate, mai amalgamate, che non possono non produrre ilarità, anche con intelligenza. Sono attimi che irridono miti e leggende molto vicine a noi, come la T-shirt con l’immagine di Viggo Mortensen trovata nel cestino dell’immondizia o la frase di Cristopher Walken che riassume i forti legami verso uno status sociale ("Mike non è il mio vero nome. Ho deciso di farmi chiamare così per via del luogo in cui lavoro. La Microsoft"). Guizzi geniali in un film disarticolato che ha il pregio di fare uscire dalla sala lo spettatore con un immancabile e sottile sorriso sul volto. - - - La manager della televisione Joanna (Nicole Kidman) scampa ad un attentato di un concorrente di un suo reality show, dopo che per causa di questo la moglie lo lascia per "qualcosa di meglio"; quando torna al lavoro, scopre di essere stata licenziata, va in depressione e dopo il ritorno a casa dalla clinica in cui viene curata, il marito Walter le comunica di essersi anch'egli licenziato dalla tv per la quale entrambi lavoravano, e di voler salvare il loro matrimonio in crisi. Vanno quindi a vivere a Stepford, una cittadina del Connecticut, in cui stranamente le mogli degli abitanti sono perfette: belle, casalinghe ineccepibili, fanno "sesso alla grande e con i loro mariti!", immerse in una atmosfera anni cinquanta.
Lì conoscono Claire (Glenn Close) ,che si rivela essere l'organizzatrice degli eventi a Stepford assieme al marito,Mike (Christopher Walken). All'inizio Joanna, con la complicità di Bobbie, una scrittrice ironica disordinatissima, e Roger, un omosessuale che si è trasferito lì con il compagno repubblicano, cercano di capire di più, ma sia Bobbie che Roger vengono contagiati dal modo di vivere di Stepford, e Joanna, dopo aver scoperto che tutte le donne di Stepford erano donne in carriera, costretta dal marito e dagli altri uomini, accetta di venire trasformata anch'ella in robot, non senza prima chiedere al marito se questi robot sanno dire "ti amo, ma con sentimento".
Dopo la trasformazione, viene organizzato un grande ballo, e Joanna chiacchiera in privato con Mike: Walter ne approfitta per scendere nei sotterranei e disattivare i chip di controllo immessi nel cervello delle donne, scatenando il finimondo.
Alla resa dei conti, quando nemmeno il telecomando per le mogli funziona più, Joanna svela di non essere mai diventata un robot e che Walter la stava aiutando a porre fine a quell'incubo. Ma si scopre che in realtà non è Mike l'artefice di tutto, ma la sua moglie perfetta Claire, chirurgo neurologico di fama mondiale che, tornata a casa dopo l'ennesima giornata di lavoro, uccide il marito e la sua amante, e decide di creare Stepford nell'unico stato dove non potevano accorgersi dell'anacronismo e della stranezza di quelle donne, il Connecticut.
Sei mesi dopo, torna tutto alla normalità, Joanna, Bobbie e Roger raccontano al Larry King Live cosa è successo, e alla domanda di Larry King su che fine abbiano fatto i mariti rispondono "sono agli arresti domiciliari, a Stepford!", e l'ultima scena è nel supermercato, dove sono i mariti a fare la spesa.
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