La casa dalle finestre che ridono (1976)
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Copertina |
Attore |
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Lino Capolicchio |
Stefano
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Francesca Marciano |
Francesca
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Gianni Cavina |
Coppola
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Giulio Pizzirani |
Antonio Mazza
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Vanna Busoni |
Teacher
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Andrea Matteuzzi |
Poppi
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Bob Tonelli |
Solmi
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Pietro Brambilla |
Lidio
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Ferdinando Orlandi |
Marshall
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Ines Ciaschetti |
Concierge
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Dettagli del film |
Genere |
Drammatico; Horror; Mistero |
Regista |
Pupi Avati |
Produttore |
Antonio Avati; Gianni Minervini |
Autore |
Antonio Avati |
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Lingua |
Italian |
Censura |
14 |
Durata |
110 min. |
Nazione |
Italia |
Colori |
Colore |
Valutazione IMDB |
6.9 |
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Trama |
Stefano (Lino Capolicchio) è chiamato in un paesino della bassa padana vicino a Ferrara per restaurare un affresco raffigurante il martirio di San Sebastiano, ultima opera di un pittore pazzo, Buono Legnani, che amava ritrarre soggetti in agonia ed è morto da molti anni. Nonostante all’apparenza tutto sia calmo e tranquillo, Stefano si rende conto che l’atmosfera del posto non è salubre e segnali di inquietudine gli si manifestano in diversi modi, non ultimo quello rappresentato da telefonate anonime e minacciose. Un suo amico dottore gli comincia a spiegare d’aver trovato qualcosa di sinistro relativo a una strana casa dalle finestre che ridono, ma poco dopo viene trovato morto in circostanze misteriose. Stefano si trova di fronte a un enigma che si colora sempre più di orrore. Avati si inserisce nel solco della tradizione dello psycho thrilerapportandovi sostanziali modifiche con un approccio fortemente innovativo, deviato e morboso. L’aspetto originale più evidente è l’ambientazione solare e padana, caricata d’inquietudine genuinamente sinistra che vira in incubo l’apparente placidità dei luoghi. Oltre a ciò, tutto il film è costellato di invenzioni spesso geniali a partire dalla figura lovecraftiana del pittore Buono Legnani che, seppur stia praticamente sempre sullo sfondo, è il vero motore del dramma. Tutti i personaggi hanno la loro dose fisiologica di ambiguità, a volte di sublime irresolutezza (le lumache del personaggio interpretato da Francesca Marciano). Lo sviluppo della trama (di Pupi e Antonio Avati, Gianni Cavina e Maurizio Costanzo) è lucido e spietato e la soluzione finale è di quelle realmente a sorpresa. Avati dimostra d’essere un narratore abile e ispirato, capace di dare nuova vitalità a una materia molto usata. La sceneggiatura è solida, ma è lo sguardo assolutamente personale di Avati a fare la grandezza del film. Caratteristica di ogni film del regista – ottimo direttore d’attori – è la resa uniformemente esemplare degli interpreti, da Lino Capolicchio, perfetto nel ruolo del sempre più spaesato protagonista, a Francesca Marciano (che in seguito, abbandonata purtroppo la recitazione, si dedicherà prevalentemente e con buon successo alla sceneggiatura), brava in quello della sua donna, e soprattutto un eccezionale Gianni Cavina. Pupi Avati è un autore importante e bravo anche nei film che dirige solitamente e che sono lontanissimi da questo, ma se tornasse un po’ più spesso all’horror dove (anche con #Vedi#Zeder e #Vedi#L’arcano incantatore) ha dimostrato particolarissime qualità non sarebbe per niente male |
Dettagli personali |
Visto |
No |
Indice |
2979 |
Stato della collezione |
In collezione |
Posizione |
T1-Thriller |
Collegamenti |
IMDB
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Qualità |
99 |
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Dettagli del prodotto |
Formato |
DivX |
Regione |
Region 1 |
Nr di dischi/nastri |
1 |
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