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Ercole in Polesine
Copertina Attore
Balasso, Natalino
Dettagli del film
Genere Spettacolo; Teatro
Lingua English
Durata 96 min.
Nazione USA
Colori Colore
Trama
Tiresia
Un giorno Zeus ed Era si trovarono divisi da una controversia: chi potesse provare in amore più piacere: l'uomo o la donna. Non riuscendo a giungere a una conclusione, poiché Zeus sosteneva che fosse la donna mentre Era sosteneva che fosse l'uomo, decisero di chiamare in causa Tiresia, considerato l'unico che avrebbe potuto risolvere la disputa essendo stato sia uomo sia donna. Interpellato dagli dei, rispose che il piacere sessuale si compone di dieci parti: l'uomo ne prova solo una e la donna nove, quindi una donna prova un piacere nove volte più grande di quello di un uomo. La dea Era, infuriata perché l'indovino aveva svelato un tale segreto, lo fece diventare cieco, ma Zeus, per ricompensarlo del danno subito, gli diede la facoltà di prevedere il futuro e il dono di vivere per sette generazioni: gli dei greci, infatti, non possono cancellare ciò che han fatto o deciso altri dei.
Fetonte
Fetonte, per far vedere ad Epafo che Apollo era veramente suo padre, lo pregò di lasciargli guidare il carro del Sole; ma, a causa della sua inesperienza, ne perse il controllo, i cavalli si imbizzarrirono e corsero all'impazzata per la volta celeste: prima salirono troppo in alto, bruciando un tratto del cielo che divenne la Via Lattea (questo è uno dei miti che spiegano l'origine della Via Lattea; ve ne sono diversi altri), quindi scesero troppo vicino alla terra, devastando la Libia che divenne un deserto. Gli abitanti della terra chiesero aiuto a Zeus che intervenne per salvare la terra e, adirato, scagliò un fulmine contro Fetonte, che cadde alle foci del fiume Eridano, nell'odierna Crespino sul Po. Le sue sorelle, le Eliadi, spaventate, piansero abbondanti lacrime con viso afflitto e vennero trasformate dagli dèi in pioppi biancheggianti. Le loro lacrime divennero ambra.
Efesto
Efesto e suo fratello Ares erano figli di Era concepiti, a seconda delle varie versioni della leggenda, con o senza la partecipazione di Zeus. Secondo i miti classici e le versioni più tarde Era lo mise al mondo da sola, gelosa di Zeus, poiché il marito la tradiva, non solo con altre dee, ma anche con Ninfe e donne mortali. La dea pensò di tradire anch'essa il marito, ma non le era possibile, poiché era la dea del matrimonio. Chiese così aiuto a Teti, che le diede un'alga, e con essa lei avrebbe potuto generare un figlio, senza bisogno di una penetrazione. Ella mangiò l'alga donatagli da Teti, e nove mesi dopo generò il figlio Efesto, suscitando così le invidie di Zeus. Entrambi però rimasero disgustati dalla sua bruttezza, per cui lo scagliarono giù dall'Olimpo. Altre versioni invece dicono che solo Era ripudiò il figlio, gettandolo giù dall'Olimpo, con grande dispiacere di Zeus. Ma Era, in termini di storia umana, è una divinità precedente a Zeus, quindi la storia narrata in questo mito potrebbe essere stata invertita; tra l'altro alcune versioni della leggenda della nascita di Atena narrano che la dea nacque dopo che Efesto aprì il cranio di Zeus con una martellata, quindi Efesto sarebbe stato già al mondo prima di Atena. In ogni caso, secondo i greci, il destino delle dea della saggezza e della guerra e quello del dio delle fucine che costruiva le armi erano strettamente legati.
Eracle
Lino, discendente del divino Apollo, era suo maestro di musica. Il giovane allievo, rude nei movimenti, non era in grado di trattenere la propria forza fisica, distruggendo, letteralmente, la lira che avrebbe dovuto suonare. Lino, un giorno, non riuscendo a sopportare l'incredibile insensibilità musicale dell'allievo, lo rimproverò aspramente e lo costrinse a un severo castigo. Eracle, di carattere piuttosto focoso, sebbene inconsapevolmente, non riuscendo a trattenere la propria forza, colpì con la lira il maestro, che cadde morto a causa dell'urto.
Orfeo
Un'altra versione, più drammatica e commovente, parte dalle stesse premesse: Euridice muore uccisa da un serpente mentre fugge da Aristeo. Orfeo decide allora di andare a riprenderla. Trova a Cuma la discesa per gli Inferi, e lì giunto incanta Caronte, Cerbero e Persefone. Ade acconsente a patto che egli non si volti fino a che entrambi non siano usciti dal regno dei morti. Insieme ad Hermes (che deve controllare che Orfeo non si volti), si incamminano ed iniziano la salita. Euridice, non sapendo del patto, continua a chiamare in modo malinconico Orfeo, pensa che lui non la guardi perché è brutta, ma lui, con grande dolore, deve continuare imperterrito senza voltarsi. Appena vede un po' di luce, Orfeo, capisce di essere uscito dagli Inferi e si volta. Purtroppo, però, Euridice ha accusato un dolore alla caviglia morsa dal serpente e, dunque, si è attardata... Quindi, Orfeo ha trasgredito la condizione posta da Ade. Solo ora Euridice capisce e, all'amato, sussurra parole drammatiche e struggenti: «Grazie, amore mio, hai fatto tutto ciò che potevi per salvarmi». Si danno poi la mano, consapevoli che quella sarà l'ultima volta. Drammatica anche la presenza di Hermes che, con volto triste ed espressione compassionevole, trattiene Euridice per una mano, perché ha promesso ad Ade di controllare ed è ciò che deve fare. Orfeo vede ora scomparire Euridice e si dispera, perché sa che non la vedrà più. Decide allora di non desiderare più nessuna donna dopo la sua Euridice. Un gruppo di Baccanti ubriache, poi, lo invita a partecipare ad un'orgia dionisiaca. Per tener fede a ciò che ha detto, rinuncia, ed è proprio questo che porta anche lui alla morte: le Baccanti, infuriate, lo uccidono, lo fanno a pezzi e gettano la sua testa nel fiume Evros, insieme alla sua lira. La testa cade proprio sulla lira e galleggia, continuando a cantare soavemente. Zeus, toccato da questo evento commovente, prende la lira e la mette in cielo formando una costellazione.
Caronte
Nella Grecia antica vigeva la tradizione di mettere una moneta sotto la lingua del cadavere prima della sepoltura. La tradizione rimase viva in Grecia fino ad epoche abbastanza recenti ed è probabilmente di origine molto antica. Qualche autore sostiene che il prezzo era di due monete, sistemate sopra gli occhi del defunto o sotto la lingua.
Paride
Una notte poco prima della sua nascita, Ecuba sognò di partorire una fascina di legna ricolma di serpenti striscianti, e una fiaccola ardente che divampava appiccando fuoco alla città e ai boschi del monte Ida. Priamo consultò Esaco, suo figlio di primo letto, che era un interprete di sogni, il quale profetizzò che il bambino che Ecuba era in procinto di partorire avrebbe provocato la rovina della città, e consigliò di esporlo appena nato il figlio teteo.

Il bambino venne alla luce, ed Esaco si presentò dal padre esortandolo a uccidere il neonato. Priamo preferì sopprimere la vita di sua sorella Cilla e di Munippo, il figlio che ella aveva avuto quello stesso giorno dal suo matrimonio con Timete, e si affrettò a seppellirli nel santuario di Troo.

La stessa visione l'avrebbe avuta in seguito anche Cassandra, figlia di Priamo. Per questo motivo il neonato fu abbandonato sui monti in balia delle fiere e salvato da un pastore e cresciuto da questo come un figlio. Apollodoro ci dice che Priamo mandò il suo servo sul monte Ida per esporre il bambino, ma questi fu allevato per cinque giorni da un'orsa e lo stesso schiavo, meravigliato dalla vicenda, decise di accoglierlo come figlio proprio, e Paride crebbe come un pastore. Divenne un giovane di straordinaria bellezza. Partecipando ad una gara a Troia fu riconosciuto da Cassandra e Priamo lo accolse restituendogli la dignità di principe.

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