"Rispetto alla tradizione letteraria americana si sente che Bukowski realizza uno scarto, ed è uno scarto significativo," ha scritto Beniamino Placido su "la Repubblica", aggiungendo: "in questa scrittura molto 'letteraria', ripetitiva, sostanzialmente prevedibile, Bukowski fa irruzione con una cosa nuova. La cosa nuova è lui stesso, Charles Bukowski. Lui che ha cinquant'anni (al tempo in cui scrive questi racconti, attorno al '70), le tasche vuote, lo stomaco devastato, il sesso perennemente in furore; lui che soffre di emorragie e di insonnia; lui che ama il vecchio Hemingway; lui che passa le giornate cercando di racimolare qualche vincita alle corse dei cavalli... Edizione speciale per i cinquant'anni della casa editrice.
Dewey |
813.54 |
N. di pagine |
340 |
Altezza x Larghezza |
200
x
130
mm |
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Inizio Lettura |
29/01/2010 |
Fine Lettura |
06/02/2010 |
Collocazione Mia |
To-Left-2 |
Numero |
D-015 |
Da leggere |
No |
Consultazione |
No |
Num. Volte letto |
1 |
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Perplesso. Mi lascia perplesso. In genere disapprovo completamente il turpiloquio e la volgarità. E qui ce n'è a bizzeffe. Volgare è volgare. Ma stranamente lo trovo tollerabile, accettabile, giusto.
Bukowski è grande. Mi è piaciuto questo dare calci e pugni in fccia alla società americana (e non solo ) di quegli anni (oggi sarebbe peggio).
Una serie di 'pezzi' la maggior parte presi da suoi articoli pubblicati sui giornali californiani che sono quasi sempre dei pezzi, a volte romanzati, della sua biografia.
Da leggere e meditare.