“Il procuratore”, uno dei primi romanzi di Andrea Vitali, si presenta così: copertina in bianco e nero, che raffigura il battello della “Navigazione Lariana”.
Nel romanzo, la scena iniziale vede l’arrivo sulla sponda di Bellano dell’Alessandro Volta, “il battello a elica più grande del lago, che attracca”. E’ il 1° novembre 1938. Sbarca un forestiero e al “Caffè dell’imbarcadero” incontra Deilde, una giovane donna che gli ricorda qualcuno.
In realtà il forestiero è Marco Perini, originario di Bellano, professione procuratore. No, non è una avvocato. Svolge un’attività di intermediazione del tutto particolare: procura donne alle case di tolleranza.
Attraverso il ricordo (Deilda ha gli stessi occhi di Zita, la prima prostituta che il procuratore ha incontrato) la narrazione torna al 1911: “Marco Perini non aveva ancora un lavoro. Era solo un droghiere predestinato …” In realtà, già da ragazzo, Marco ne combina di cotte e di crude. Poi, per un equivoco, viene creduto morto “per la patria in terra di Libia” e di questa notizia approfittano sia i genitori, che per vergogna desiderano nascondere il turpe commercio praticato dal figlio, sia il procuratore in persona, che intende proseguire indisturbato le sue fiorenti attività commerciali.
Peripezie e imprese del procuratore si susseguono. Gustoso il capitolo che lo descrive nel vercellese ad organizzare incontri tra mondine e locali. Con il suo spirito imprenditoriale trasforma un vecchio padiglione di caccia, una rimessa di attrezzi agricoli e un mulino abbandonato in tre postriboli: chiamati nell’ordine Caccia, Attrezzi e Mulino.
Sono i tempi della prima grande guerra, quella per la quale Perini “si convinse che quella sarebbe stata una guerra lampo”. E lui come affronta il conflitto mondiale? Trasformando un carrozzone, ribattezzato “Sifilauto”, in un luogo allegro di perdizione e peccato.
Il finale è in canonica, con prevosto e perpetua, sino alla cena con proposta matrimoniale (o di iniziazione?) a Deilde, al ristorante-albergo Cavallino. La rivelazione della giovane sarà un fulmine a ciel sereno e accompagnerà il procuratore alla ripartenza dall’imbarcadero.
In sottofondo pare di udire le canzoni di Natalino Otto e del trio Lescano, diffuse dalla Radiomarelli sulle sintonie di radio Moneteceneri.
Quando divampa la seconda grande guerra, forse per la maturità raggiunta, Marco Perini riconverte la sua attività lavorativa: “Adesso mi occupo di uomini: di ebrei e antifascisti, li aiuto a espatriare”. Perché “le guerre non solo ti impongono di cambiare vita: ti costringono anche a cambiare testa.”
Questa è anche la morale che ne ha tratto …
Dewey |
853 |
N. di pagine |
144 |
Altezza x Larghezza |
220
mm |
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Letto |
SI (08/10/2014) |
Collocazione |
Calibre |
Proprietario |
Zabot, Marco |
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Da prestare a |
Rita |
Inizio Lettura |
07/10/2014 |
Fine Lettura |
08/10/2014 |
Collocazione Mia |
Calibre |
Da leggere |
No |
Consultazione |
No |
Num. Volte letto |
1 |
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Stesso stile ma con un po' la mano più pesante con i personaggi. Il Perini è un gran puttaniere ma alla fine anche lui si mostra per essere una brava persona.