L’ultima fatica dell’onesto romanziere, uscita per Garzanti lo scorso giovedì 15 novembre, si intitola “Regalo di nozze” e ci riporta agli anni del boom economico, quando possedere una 600 bianca come quella in copertina era considerata una conquista dalla maggior parte delle famiglie italiane. Al protagonista, Ercole Correnti, sembra di vedere sul lungolago la stessa vettura che vent’anni prima lo aveva portato al mare per la prima volta, in un’afosa giornata di luglio. Un’apparizione che, sotto gli occhi del misterioso avventore di un bar, scatena una successione di ricordi destinata a distrarlo per il resto della serata.
Su quella storica utilitaria lo zio Pinuccio aveva compiuto il suo ultimo viaggio. Era costui lo scapestrato fratello di sua madre Assunta, nonché loro unico parente, e alla sua costante presenza in casa Correnti (graditissima al piccolo Ercole) non erano estranee le frequenti richieste di prestiti legate alla dispendiosa condotta del “gagà”. Trentottenne tombeur de fammes per cui la cura dei propri baffi rappresentava una delle principali preoccupazioni nella vita, lo zio era stato il promotore di quella gita indimenticabile che la sua memoria si avvia a ricomporre come un grosso puzzle virtuale, un pezzo alla volta, proprio nel corso di una delle ultime cene da scapolo in casa di sua madre.
La tentazione spontanea di condividere con lei i rinverditi ricordi comuni svanisce sotto il flusso delle stranezze della serata: la donna lo accoglie con gli occhi lucidi; gli propina un inconsueto caffè notturno, accenna a una misteriosa sorpresa di là in salotto. Ercole, turbato da un complesso meccanismo di coincidenze, si ritrova improvvisamente in bilico tra il riproporsi di eventi passati e lo svolgersi di azioni presenti, mentre la 600 parcheggiata sul lungolago si trasforma in una sorta di presagio allo svelamento di un mistero precluso per anni alla sua limitata percezione di bambino.
Era suo padre Amedeo il proprietario dell’auto, custodita come un gioiellino finché l’amato zio Pinuccio non se n’era uscito con quell’audace proposta di sfuggire all’afa di luglio andando tutti insieme in cerca del mare della Liguria. In realtà, dopo otto ore di avventuroso viaggio e una teglia di melanzane alla parmigiana distribuita tra i vari stomaci, il mare avevano fatto in tempo a vederlo solo da lontano. Una sosta causa nausea, il clic di uno scatto fotografico, e il quartetto aveva ripreso la via del ritorno, verso un destino particolarmente ansioso di rivendicare i suoi diritti, in quella turbolenta estate degli anni ‘60.
Certo, nell’ormai famoso microcosmo di Bellano, le cose possono avvenire anche per caso. Può succedere, per esempio, che il ricordo di una vecchia fotografia porti a scoprirne un’altra sconosciuta. O si può temere che un infelice regalo di nozze presagisca una sventura… Se, però, la spiegazione razionale del tutto si rivela un po’ troppo semplice dopo cotanta suspance; se Telemaco, d’accordo, sfugge al suo destino, ma la citazione omerica di inizio-fine appare più criptica dello svelato retroscena della vicenda (motivo per cui un aficionado delle opere del bellanese potrebbe non classificare “Regalo di nozze” tra i suoi migliori romanzi), tant’è. Un libro, diceva Georges Bataille, non è forse la somma dei malintesi di cui è l’occasione?…
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N. di pagine |
151 |
Altezza x Larghezza |
211
x
147
mm |
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Letto |
SI (24/06/2014) |
Proprietario |
Rita Travaglino |
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Prestato da |
Rita Travaglino |
Inizio Lettura |
17/06/2014 |
Fine Lettura |
24/06/2014 |
Da leggere |
No |
Consultazione |
No |
Num. Volte letto |
1 |
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Non male ma meno 'paesano' del previsto. Pochi personaggi anche se ben dipinti e strutturati.