La Bella Estate
Cesare Pavese
Einaudi (1998)
In Raccolta
#19
8*
Romanzo
9788806149031
La bella estate è un'opera dello scrittore Cesare Pavese pubblicata per la prima volta nel 1949 a Torino dalla casa editrice Einaudi nella collana "I supercoralli" che raggruppava tre romanzi brevi scritti in tempi diversi dell'autore: La bella estate che risale al 1940, Il diavolo sulle colline del 1948, e Tra donne sole del 1949, un anno prima della morte per suicidio dell'autore. Proprio per il trittico "La bella estate" Pavese ricevette nel giugno del 1950 il Premio Strega. Nel 1961 l'Editore Einaudi, nel pubblicare per la prima volta le opere complete di Pavese, decise di includere in due volumi i nove romanzi dello scrittore nell'ordine in cui erano stati scritti e non nell'ordine della loro pubblicazione. La bella estate si trova dunque inserito nel primo volume dell'opera. Sebbene ciascuna delle tre composizioni possa di per sé rappresentare, per contenuti, un lavoro autonomo, essi riportano le stesse tematiche: il passaggio dall'adolescenza alla maturità tramite l'esplorazione, la scoperta e quindi la delusione e la sconfitta. Nei tre romanzi il personaggio più debole, inesperto e giovane è quello che subisce in maniera più marcata e pesante il passaggio di crescita; particolarmente rilevante è poi la questione della tensione verso il limite che si manifesta nel gusto per la trasgressione e nel tendere al suicidio. Nell'opera è affrontato anche il classico rapporto tra la campagna e la città; qui, a differenza di altre opere, l'azione è sbilanciata su un'ambientazione urbana.
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N. di pagine 156
Altezza x Larghezza 200 x 120  mm
Dettagli personali
Letto SI
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Inizio Lettura 19/11/2012
Fine Lettura 25/11/2012
Collocazione Mia Biblioteca CP
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Num. Volte letto 1
Note
Tre racconti. I primi due, La bella estate e Il diavolo sulle colline, sono un'esaltazione della campagna, della campagna di Pavese. Il terzo del disagio di molte persone nella vita. In comune hanno il ricordo, specie il terzo, della Torino d'antan. Siamo al primo dopoguerra. Si ricomincia a vivere ma non siamo ancora arrivati al boom. Pavese schiera con il disagio, l'inutilità della vita e sul suicidio che coerentemente possa fine alla sua vita ancor giocane, proprio come Rosetta nel suo racconto.