Una notte d'estate del 1860. In un'elegante casa georgiana del Wiltshire tutti dormono. All'una il cane abbaia. Il mattino l'orribile scoperta, la culla del più piccolo dei sette figli, Saville Kent, è vuota. Un brivido percorre tutta la casa e inizia una disperata ricerca, si valuta la possibilità di un sequestro, si interrogano i domestici. Nel salone una finestra è aperta: è l'unica pista. Poche ore dopo, il cadavere del bambino viene trovato sgozzato in giardino. Tutti i membri della famiglia Kent sono sospettati e l'assassino è certamente fra loro. L'ispettore di Scotland Yard Jack Whicher viene mandato sul posto a indagare. È il primo a usare metodi di indagine che poi diventeranno famosi, anche grazie a scrittori come Wilkie Collins, Charles Dickens, o Arthur Conan Doyle che si ispireranno alla sua figura reale per i loro personaggi immaginari. Il caso occupa per anni le prime pagine dei quotidiani, tutta l'Inghilterra segue il delitto, ne è affascinata e terrorizzata. Nessuno accetterà le conclusioni di Mr. Whicher, che solo in un secondo tempo si riveleranno esatte. Kate Summerscale ricostruisce l'intera vicenda servendosi di documenti e fonti giornalistiche dell'epoca, con una forte capacità di padroneggiare le tecniche del racconto giallo.
-------------------------
Basato su una documentazione ineccepibile, Omicidio a Road Hill House ha conquistato un pubblico vasto perché può essere letto a diversi livelli. I lettori dei gialli vittoriani di Anne Perry lo hanno riconosciuto come il supremo modello del loro genere prediletto: la messa a fuoco di una vicenda delittuosa nel contesto di una società sessuofobica e classista, di cui si sciorinano i panni sporchi lungamente occultati in un tripudio di vindice soddisfazione. In un'ottica analoga, è verosimile che a loro si siano accodati anche estimatori e nostalgici di Il petalo cremisi e il bianco, attirati dall'inesauribile repertorio di esplicite nefandezze che lo storico ben informato può sovrapporre senza difficoltà agli spazi bianchi che in Dickens e in Stevenson – ma anche in Wilde, Conrad e James – alludono ellitticamente alle forme più estreme e scandalose del male.
Nelle quasi quattrocento pagine di Omicidio a Road Hill House c'è però molto di più della puntigliosa ricostruzione del dramma registrato dalle cronache il 29 giugno 1860: l'assassinio, in una villa del Kent, di un bimbo di tre anni, strappato dalla sua culla mentre i famigliari dormono, sgozzato a rasoiate e poi sepolto tra i rifiuti che intasano la latrina della servitù, nel giardino di casa. Presentarci con estrema cura i protagonisti e i dati della vicenda è per Summerscale soltanto il primo passo di un'evocazione che si avvale di una costante pluralità di punti di vista. Gli eventi non sono mai forniti nella loro nuda concatenazione, ma sempre filtrati attraverso i giudizi, gli echi e i commenti di testimoni e investigatori, giudici e giornalisti, romanzieri celebri e lettori dei quotidiani ansiosi di fornire la loro spiegazione del mistero.
Ne emerge un significativo ritratto dell'opinione pubblica inglese del 1860, dominata dalla ricerca di un capro espiatorio che soddisfi i suoi pregiudizi. È la governante del bimbo, giovane e attraente, a fornire la figura più adatta a questo scopo: si ipotizza che abbia accolto nel suo letto il padrone di casa, sia stata scoperta dal bambino e per questo lo abbia eliminato. A nulla valgono le diverse conclusioni cui giunge l'ispettore Whicher della neonata Scotland Yard. Il suo tentativo di incriminare la sorellastra adolescente della vittima è considerato inaccettabile; la logica delle sue argomentazioni naufraga davanti alla solidità del pregiudizio. Per i giornali come per i magistrati e per le alte sfere della polizia, soltanto una mente pervertita dall'invidia sociale può gettare il sospetto su una casta fanciulla di buona famiglia. Anche se un colpo di scena, molti anni dopo, darà ragione a Whicher, il caso di Road Hill House ne stronca per sempre la promettente carriera.
Nel raccontarci tutto questo, Kate Summerscale non ci permette mai di dimenticare che il diciannovesimo secolo è anche l'età d'oro del romanzo. Leggere il suo libro come la storia delle progressive infiltrazioni della cronaca nera nella narrativa vittoriana è estremamente stimolante e, grazie alla ricchezza dei suoi riferimenti, ci schiude un panorama molto ampio. Partono da Road Hill House le strade del poliziesco: dalla Pietra di luna di Wilkie Collins, i cui sfondi ricordano il teatro della tragica vicenda del 1860, alle avventure di Sherlock Holmes, apoteosi di quel lavoro scientifico di interpretazione degli indizi che al povero Whichert fu impedito di condurre a buon fine. Ma c'è anche qualche cosa di più. Il caso di Road Hill House è una sorta di crocevia narrativo in cui alcuni romanzi che ancora attendono di essere scritti – quelli di Dickens, Wilkie Collins e Conan Doyle – ne incontrano un altro, già scritto e pubblicato; un romanzo su cui le vicende reali sembrano modellarsi, certo all'insaputa dei protagonisti. Il padre del bimbo ucciso ha avuto una prima moglie, morta pazza; durante la sua malattia, si è innamorato della governante dei figli di primo letto, e l'ha sposata quando è rimasto vedovo: è la trama celeberrima di Jane Eyre, dunque, che incombe sull'antefatto di Road Hill House, in una sorta di inestricabile confusione tra finzione e realtà.
Viene da pensare a un amico di Baudelaire, l'incisore Meryon, che un giorno, proprio nel 1860, gli chiese se credesse davvero all'esistenza di uno scrittore chiamato Edgar Allan Poe. Baudelaire gli rispose che ci credeva, perché, altrimenti, non avrebbe saputo a chi attribuire i racconti che stava traducendo. "A una società di letterati abilissimi, potentissimi, e al corrente di tutto", gli rispose Meryon, che nel racconto Gli assassini della rue Morgue era convinto di aver riconosciuto un' allegoria crudelmente precisa della propria esistenza.
Mariolina Bertini
N. di pagine |
364 |
Altezza x Larghezza |
210
mm |
|
Letto |
SI (27/12/2013) |
Collocazione |
To-Left-3 |
Proprietario |
Zabot, Marco |
|
Regalato da |
Pesca anobii (brunetto) |
Fine Lettura |
27/12/2013 |
Collocazione Mia |
To-left-3 |
Da leggere |
No |
Consultazione |
No |
Num. Volte letto |
1 |
|
Molto, molto interessante. Al di là di essere il libro che ha dato una spinta la creazione del giallo e del personaggio del detective, racconta un caso reale di omicidio con una cronaca puntuale ma sopratutto racconta molto bene la società inglese del 1860 e una ottima disanima psicologica di alcuni dei personaggi. Oltremodo interessante la discussione finale sull'omicida e sulle sue probabili ragioni. Si cita più volte il romanzo La pietra di Luna (vedi) come una derivazione dal fatto di cronaca qui raccontato.
Ottenuto da Brunetto ad una Pesca del Libro (2013)